«Diritto di Relazione» significa, anzitutto, riappropriarsi della propria capacità e responsabilità di aprirsi alla legge-sapere dell’Altro per offrire la propria legge-sapere, abbandonandosi a questo rapporto dialogico che è l'unica via di accesso al superamento dell’esperienza dell’ingiustizia, superamento che solo si dà a partire dalla consapevolezza che nessuno ha la piena ed esclusiva disponibilità della «Legge» ma che questa va continuamente ricercata e ridefinita con l’Altro, confrontandosi apertamente in quello spazio tutto da riempire che non sono «Io» e non sei «Tu» e che, comprendendoci al contempo, ci unisce e ci separa: lo iato di quella che chiamiamo «mediazione» in cui, appunto, ogni azione è tesa alla definizione e alla costruzione del media capace di tradurre le nostre soggettive posizioni in un accordo di giustizia.
Nessun commento:
Posta un commento